Lo spettacolo è il racconto dei grandi movimenti di popolo di questi anni, ma è anche il racconto delle radici e della loro importanza. Radici che non sono catene, ma sguardi lunghi. È un patrimonio di riflessioni umanissime, senza presunzioni di assolutezza; uno sguardo lucido sull’oggi.
Una lingua poetica, affilata, tagliente, insieme burbera ed emozionata.
Gianmaria Testa è ritornato sul tema delle migrazioni contemporanee, senza retorica e con il solo sguardo sensato: raccontando storie di uomini e donne.