Presentazione del libro di Teresa Manes,  "PUNTO, A CAPO. La vita dopo il suicidio di mio figlio", Edizioni Centro Studi Erickson. L'autrice dialogherà con la giornalista Katia Trinca.

"È stato il 20 novembre 2012 il giorno in cui si suicidò mio figlio. Scelse di lasciare dondolare il suo ultimo pensiero, senza peso. Legando il suo collo a una sciarpa; l’altro nodo stretto a una scala.
Nessuna condanna, nessuna spiegazione, nessuna pena espressa. Coi giornali a calcare la notizia del suicidio del ragazzo dai pantaloni rosa. Con le indagini aperte e poi archiviate in un calvario continuo che spana i limiti del dicibile. E io — parte integrante di una famiglia distrutta — ho dovuto imparare ad amare ed educare ciò che mi era rimasto: un dolore senza fine.
Ma, alle volte, andare avanti è un po' come giocare a nascondino. Tu sei quello che si cieca; col viso che affossi dentro ad un braccio, piegato sopra un muro. E così conti. Fino a 10, 20, 50... dipende.
Magari non ne hai voglia, magari imbrogli ma, in un modo o nell'altro, ci stai perché la conta è stata fatta e un indice ha scelto il tuo petto, a ritornello finito. Tocca a te. Punto! Alla casualità segue la regola e il gioco comincia. Con la casualità che ti sceglie, le regole che tocca accettare, le paure che avanzano e quella voglia che ti piglia di scappare. Perché un ordine si sparpaglia e va ricomposto. Tra ricordi che avanzano e pensieri che maturano, in un flusso che continua a defluire.
Ma non è vero che tutto scorre.
C'è un'immagine, una sola che resta fissa nella testa ed è quella di un figlio che non invecchia. Questa, a dirla tutta, è la sola pena che mi crepa."