Le opere di Pirandello e di Verga, da più di cento anni, raccontano acutamente l’ampio spettro delle debolezze, delle paure, della meschinità dell’animo umano; ma anche delle sue straordinarie bellezze e capacità di rivincita e di rinascita.
Nello specifico, la lettura, propone un breve, mirato viaggio, all’interno della vastissima opera dei due autori siciliani, in un atto unico, adattato dalle omonime novelle che abbracciano temi di straordinaria sensibilità umana. Lo scenario è lo stesso: la miniera, ed anche il personaggio principale nelle due novelle mantiene lo stesso aspetto disumano e animalesco, a cambiare è la tecnica di descrizione che i due autori usano e cambiano anche gli aspetti che essi vogliono evidenziare.

In “Rosso Malpelo” Verga descrive una situazione in cui tutti i personaggi hanno un ruolo preciso: Malpelo è un “ragazzo malizioso, cattivo”, Mastro Misciu è “La bestia da lavoro”, lo sciancato è il “sadico” e così via. Tutti i personaggi hanno un ruolo preciso e la narrazione di Verga non va oltre la descrizione oggettiva degli eventi, senza entrare nel merito delle emozioni che i personaggi possono provare alla morte di un asino o alla morte di un uomo. Pirandello invece in “Ciaula scopre la luna” propone una visione diversa della stessa realtà, in cui i personaggi non sono solo coloro che compiono le azioni, ma sono anche coloro che provano le emozioni.

Altra differenza nelle due opere è rappresentata dalla visione del cielo, Malpelo guarda con diffidenza il cielo dove secondo quanto dicevano gli altri doveva esserci il paradiso, Ciaula invece guardando il cielo e nello specifico la Luna scopre di poter provare dei sentimenti, possiamo concludere che Malpelo credendo solo in ciò che vede (la sua natura umana) non riesce a crede alla possibilità di qualcosa che di sovrumano possa esserci nel cielo. Ciaula si accorge che la sua natura umana non è fatta solo da fisicità, ma anche da una parte trascendentale che egli non conosceva.

Letture presentate da Miriana Ronchetti e Corrado Bega.